C’E’ POSTO PER TE di Salvatore Toti Licata
19 Gen, 2015
Molti Giovani di oggi faticano a trovare una direzione nella loro vita tra possibilità, opportunità e scelte. Varie possono essere le motivazioni che ostacolano una prospettiva di vita, un orientamento chiaro, determinato e sicuro.
Ma chi sono questi giovani? Esaminiamo i segnali che descrivono la situazione giovanile ed in particolare adolescenziale.
Al termine della scuola media, gli adolescenti sono spesso disorientati per la difficoltà della scelta superiore, per il completamento dell’iter scolastico superiore, evidenziando molte difficoltà di adattamento e attaccamento all’iter scolastico, in particolare durante le classi terminali, manifestando un certo disagio che si esprime in varie forme. Possiamo affermare che il disagio è il prodotto della società e l’adolescenza è il periodo evolutivo più delicato e sofferto della crescita.
Per comprendere il disagio dei giovani e la difficoltà di trovare il proprio posto nel mondo, dobbiamo innanzitutto studiare le loro condizioni di vita, esaminare le cause interne e le cause esterne.
Le cause interne sono dovute allo sviluppo bio-psico-fisico che determina l’inspiegabile tumulto – il male interiore vissuto dai ragazzi – troppo spesso mal accompagnato da adulti “distratti” che guardano ma non vedono! Per capire, provate ad immaginare di vivere in un corpo con un terremoto costante.
Le cause esterne, incidono sulla crescita di ragazze e ragazzi. Gli ambiti nei quali il disagio si manifesta sono svariati. In famiglia, il rapporto genitori-figli, non sempre è condotto con equilibrio, perché il genitore perfetto non esiste e si può sbagliare approccio. Importante capirlo e trovare il modo di parlare con loro. Li abbiamo cresciuti, troppo spesso, nella logica del piacere. La nostra logica del dovere non ci aiuta a comunicare.
Riporto un esempio concreto di problema/soluzione, di un nucleo familiare incontrato in colloquio, presso il mio studio. Inizio il sintetico racconto, dalla richiesta di un uomo che mi chiede un colloquio. È imprenditore e padre. Dopo una prima fase di definizione del suo sentirsi disorientato come imprenditore ed in colpa come padre troppo spesso assente, mi ha raccontato le sue difficoltà nel relazionarsi con il figlio. Successivamente ho incontrato il figlio per capire la percezione su quali fossero i suoi orientamenti rispetto alla famiglia, alla scuola e al tempo libero. Definisco il figlio “gran maestro del divertimento”, 17 anni studente delle superiori, capacissimo di organizzarsi ed organizzare il tempo del divertimento per sé e per gli amici. I suoi genitori sono separati da diversi anni. Vive con la madre. I sensi di colpa del padre sono usati (in)consapevolmente dal figlio che non perde occasione per far richiamare dalla scuola i genitori che devono andare a parlare con gli insegnanti.
Non si applica nello studio, alterna buoni voti con insufficienze gravi. Per studiare, la madre deve essere presente. È stato abituato così. Per ricevere dei gesti affettuosi deve richiamare la loro attenzione. I genitori sono anaffettivi nella conduzione educativa e faticano a farsi sentire vicini. Parlano e chiedono a lui impegno, ma solo per principi e regole di comportamento, mai per costruire un dialogo per gratificarlo per determinate sue capacità, per sostenerlo nelle attività sportive, per accompagnarlo in alcune esperienze di vita extrascolastiche. Dopo pochissimi colloqui la situazione è decisamente migliorata. Impostare regole di trattamento tra i genitori, regole sulla gestione del danaro che danno al figlio, regole sugli orari, suggerimenti su cosa fare insieme al figlio per avere dei momenti di convivenza educativamente utile, sono state alcune delle indicazioni che hanno risolto la tensione tra tutti e tre i componenti del nucleo familiare. I genitori hanno capito che sono e saranno sempre una coppia genitoriale e se il loro figlio necessita di richiami devono obbligatoriamente essere coerenti, se pur separati, nelle richieste di impegno fatte al figlio. “Il gran maestro” svolge il suo compito di figlio e di studente in modo decisamente più equilibrato, evitando di esagerare nelle “libere uscite” e trovando il giusto posto per lui, attuando dei comportamenti adeguati, sia con i genitori, sia a scuola. In questo articolo, vi risparmio esempi, sempre più presenti in famiglia, di violenza agita da parte dei figli verso i genitori.
Altro ambito nel quale il disagio si manifesta è il cosiddetto gruppo dei pari, tra i quali le relazioni, mai come ora, sono particolari. Questi anni, dopo la fine del primo decennio del 2000, sono vissuti pulsionalmente tra smarrimento e ricerca di un modo personale di interpretare l’esistenza. Tutto è vissuto all’insegna dello “hic et nunc” e futuro, passato e presente sono solo l’adesso. Ne è un esempio la diversificazione dei prodotti presenti in ambito commerciale. I ragazzi non camminano più tutti con le stesse scarpe né si vestono con “oggetti simbolo”, modalità che determinava in passato una chiara identificazione collettiva. La costruzione di identità e l’appartenenza di genere è la tematica per la quale i giovani vivono tra la “negazione del corpo”, espressa dalla scelta di porsi con “costumi” anticonvenzionali e asessuati, o la ricerca estrema di differenziarsi. Configurandosi come “diversi”, dichiarando a volte un’omosessualità verbalizzata e non effettuata pienamente, come rifugio mentale rassicurante, ricercato dopo un rapporto doloroso, un fallimento, un sentirsi abbandonati. Sperimentano, spesso in giovane età, l’uso del corpo in forma materiale, fine a se stesso, bruciando la possibilità di farne una esperienza bella e non dolorosa. Se il cervello immagazzina l’esperienza solo come spiacevole, sarà normale ricercare “altro”, la terza via. Niente vincoli, impegni, ruoli fissi. I social network amplificano ed educano alla comunicazione interpersonale indiretta, con un codice molto striminzito di parole e segni, annullando in molti casi la presenza fisica di altri significativi utili alla crescita, mentre dall’altra parte dello schermo in realtà potrebbe esserci chiunque, nel bene e nel male. E’ il tema della reputation on line, tra identità vere, ma anche identità fittizie per “giocare sporco” su internet. Questi strumenti svuotano di significato la normale comunicazione tra persone, che certamente non si può ridurre ad una vita fondata sul “Mi Piace” e, se non mi piace, a farmi sentire out.
E se mi adeguo, cosa cambia e quanto influisce sulla mia vita? Quanto, sulla costruzione della mia identità ancora tutta da definire? Quanto, sulle conseguenze a rischio, insite nel sistema, nel farmi sentire cercato/a e adeguato/a? La crescita non possiamo ridurla ad “accade adesso”, che induce ad essere collegato h24 per esistere. La scuola con il suo sistema complesso di vita, composto da insegnati, supplenti, assistenti, dirigenti, amministrativi e studenti non solo di pari età, è un ambito di vita dei giovani, molto complesso e sottovalutato da troppi. Per primi dalle stesse Istituzioni che non forniscono riforme adeguate alle nuove esigenze programmate con al centro i bisogni dei ragazzi. La didattica è importante ma non può essere tutto. Per fare un esempio utile per comprendere: il tempo vita trascorso dai ragazzi con gli insegnanti è quotidianamente superiore, in molti casi, tra genitore unico, coppie separate e coppie lavoratrici, alle ore trascorse con i genitori. Gli spazi della didattica sono spesso colpiti dalla necessità di rispondere a richieste che riguardano il piano educativo, comportamentale e di dinamiche sociali.
Argomentazioni tutt’altro che semplici. Come non semplice è l’ambito relativo alle sostanze stupefacenti.
Una volta si parlava di droghe. Adesso è più corretto parlare di sostanze e droghe chimiche troppo spesso presenti nella vita dei giovani e dei danni arrecati al loro sistema nervoso in quanto geneticamente vulnerabili. Il loro uso è cambiato nel corso degli anni, come la moda. Ed anche i luoghi di consumo. Da un uso particolare e settario, “solo con i miei amici”, in orari e luoghi ricreativi e non strutturati, siamo passati ad un uso quotidiano in luoghi strutturati per diventare un rito socializzante, non più in discoteca, o allo stadio, ma dove non ci si aspetta che possa accadere. Ma i giovani manifestano il loro disagio anche con forme di autolesionismo. Come rappresentazione di una società sempre più frantumata, i giovani scelgono forme autodistruttive del loro corpo. Una forma è il suicidio anomico una sorta di conseguenza di una quotidianità troppo sregolata che li fa soffrire. In una società alla ricerca di nuove certezze e in fase depressiva, evidenziata attraverso i divorzi, la chiusura delle imprese, la conflittualità delle istituzioni, la precarietà della politica, io giovane dove sono? Qual è il mio posto? Ecco perché in tutte le occasioni di incontro con gli adolescenti è utilissimo l’agire educativo da parte di tutti gli adulti, genitori e non. Importante, il ruolo educativo anche in attività di aggregazione sportiva, culturale, ludica rivolta ai gruppi e alla collettività. Dare spazio e coinvolgimento attivo per portare alla ricerca di passioni individuali, per far emergere talenti. Deve essere un obiettivo chiaro e agito dagli adulti, accompagnando la crescita dei giovani. Passioni condotte con il giusto freno regolatore della crescita per far capire i no, quando sono necessari ed i sì di sostegno al desiderio di crescere.
Caro ragazzo e cara ragazza, non avere “fretta di crescere”. Fallo con impegno giorno per giorno. Stabilisci, quando serve, con gli adulti di riferimento i tuoi obiettivi. Ti aiuterà a vedere la vita con un altro punto di vista e faciliterà il sapere che esisti, attraverso la relazione con gli altri. Lavora per rinascere ogni giorno più forte, attraverso nuove competenze e saperi.
Pertanto nel darti i miei auguri di Buon Natale e Felice Anno Nuovo, ti propongo la metafora del presepe. Nel presepe ogni persona ha il proprio posto, il proprio ruolo e anche se non tutti possiamo essere Gaspare, Melchiorre o Baldassarre (Re Magi) anche tu, che pensi di non essere atteso da nessuno, puoi scoprire di essere un bambino speciale e che nel mondo c’è posto per Te. Sempre!
Salvatore (Toti) Licata “Sono il Sarto delle Relazioni” Per informazioni: info@totilicata.it www.totilicata.it Sociologo, criminologo, formatore
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