La crisi è una benedizione by Salvatore Toti Licata
11 Feb, 2015
Un tempo gli uomini erano capaci di adattarsi alle necessità dell’ambiente che li circondava. Oggi molto meno. Le donne erano e sono tuttora più capaci ad adattarsi ai cambiamenti e alle trasformazioni.
È nella loro natura, da cui gli uomini dovrebbero attingere per non rimanere sempre più isolati e impauriti. La crisi ci smuove dal letargo del quotidiano, ci obbliga a riflettere più a fondo, a guardare la realtà per quello che è. Parafrasando Albert Einstein: non pretendiamo che le cose cambino, se facciamo sempre la stessa cosa. La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi. La creatività nasce dalle difficoltà nello stesso modo che il giorno nasce dalla notte oscura. È dalla crisi che nasce l’inventiva, le scoperte e le grandi strategie. Chi supera la crisi supera se stesso senza essere superato. Chi attribuisce alla crisi i propri insuccessi e disagi, inibisce il proprio talento e ha più rispetto dei problemi che delle soluzioni. La vera crisi è la crisi dell’incompetenza. La convenienza delle persone e dei Paesi è di trovare soluzioni e vie d’uscita. Senza crisi non ci sono sfide e senza sfida la vita è una routine, una lenta agonia. Senza crisi non ci sono meriti. È dalla crisi che affiora il meglio di ciascuno, poiché senza crisi ogni vento è una carezza. Parlare della crisi significa promuoverla e non nominarla vuol dire esaltare il conformismo. Invece di ciò dobbiamo lavorare duro. L’unica crisi che ci minaccia è la tragedia di non voler lottare per superarla.
Non sentirsi in solitudine è una soluzione. Lottare insieme ad altri è una soluzione. Creare reti sociali è una soluzione. Creare network di lavoro è una soluzione. Dare riferimenti a persone e organizzazioni è una soluzione. È utile fare in modo che le persone capiscano che nessuno è assoluto e solo, insieme ad altri si possono trovano le solidarietà funzionali alla ricostruzione degli individui e di un nuovo sistema sociale. In una nuova modernità liquida, secondo la definizione del sociologo Zygmunt Bauman, nella società contemporanea si sono “liquefatti” i legami tra gli individui, legami sociali che tendono a dissiparsi, a disgregarsi e a diventare sempre più effimeri. Bauman pensa che il “processo di liquefazione” si attui in diversi ambiti della vita nella società contemporanea come ad esempio il lavoro, la comunità, l’individuo, i rapporti sociali, la libertà, le strutture sociali. Per Bauman la liquefazione dei legami sociali e personali, produce un individuo afflitto dalla solitudine, egoista ed egocentrico, che vive in un tempo anch’esso liquido, non solido come nelle società premoderne. Secondo Bauman stiamo vivendo una fase della modernità che cancella la fiducia, la compassione, la pietà e invece si assiste a un gorgo (Maelstrom) di smarrimenti e stordimenti dove uomini e donne si scoprono immersi tra il vuoto esterno e lo svuotamento interiore. Non c’è “gabbia d’acciaio” che possa reggere contro la modernità liquida: essa ci pervade è invasiva, penetrante e disintegra tutto ciò che tocca. L’uomo in questa modernità liquida è disorientato e spaesato di fronte alla miriade di messaggi che lo “colpiscono” ogni giorno e si ritrova a essere un “punto instabile” in un “universo di oggetti in movimento”.
Nella nostra società è urgente intraprendere l’agire resiliente, facendo emergere tutte le capacità di far fronte in modo positivo agli eventi e riorganizzare la propria vita dinanzi alle difficoltà quotidiane. Il fare resiliente è la capacità di ricostruirsi rimanendo sensibili alle opportunità positive che la vita offre, senza perdere nulla della propria umanità. Le persone resilienti sono coloro che immerse in circostanze avverse riescono, nonostante tutto, e talvolta contro ogni previsione, a fronteggiare efficacemente le contrarietà, a dare nuovo slancio alla propria esistenza e perfino a raggiungere mete importanti.
Tutti gli eventi post-traumatici da stress, dovuti, ad esempio, a licenziamenti, perdita o riorganizzazione del posto di lavoro, separazioni, divorzi, trasferimenti, lutti, fallimenti, crisi societarie sono, secondo il principio della resilienza, delle opportunità. Possiamo dire che nella quotidianità sussistono due modi per affrontare, vivere e costruire l’esigenza di un nuovo ciclo di vita: uno è quello di credere che i miracoli non esistano e l’altro è credere che tutto sia un miracolo. “La crisi è la migliore benedizione che può arrivare a persone e Paesi, perché la crisi porta progressi…”. E’ necessario che ognuno dica a se stesso che la trasformazione e la rinascita, come in tutti i grandi cambiamenti epocali, possono essere vere solo se mettiamo in moto il nostro impegno ad affermarci, credendo nel “ricomincio da me!”.
Per cui, caro lettore, cara lettrice, esci dal buio del quotidiano, alza la testa e ricomincerai a vivere!
Salvatore (Toti) Licata
“I am the tailor of Relations”
For information: info@totilicata.it www.totilicata.it
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