La comunicazione assertiva 2 di Piergiorgio Merlatti

27 Lug, 2014

pier2Nell’articolo del mese scorso abbiamo iniziato a scoprire la comunicazione Assertiva, oggi approfondiamo ulteriormente l’argomento. Alla comunicazione di tipo assertivo si contrappongono altri due tipi di comunicazione quella di tipo passivo e quella di tipo aggressivo che spesso possiamo riscontrare nel comunicare con gli altri, ma come posso fare per riconoscerle?
La buona notizia è che riconoscerle è abbastanza semplice, vediamo la comunicazione di tipo passivo: Il soggetto con uno stile di comunicazione Passivo, è in generale una persona che si pone come unico obiettivo quello di piacere a tutti, non riesce a dire di no, mette da parte i propri bisogni per soddisfare solo ed esclusivamente quelli degli altri spesso subisce le situazioni passivamente, in altri termini è un succube. Questo lo porta ad avere un’elevata ansia sociale che lo mette in condizione di essere facilmente influenzabile e manovrabile da terzi.

Non riesce ad esprimere in modo adeguato i propri bisogni e le proprie esigenze, essendo concentrato su quelli degli altri. Nel breve termine questo comportamento pare ridurre lo stato d’ansia, ma di fatto limita l’individuo nella propria capacità d’azione.

Spesso alla base di questo stile di comunicazione c’è una forte carica ansiogena prevalentemente dettata da sensi di colpa, unita ad una bassa stima di se. L’obiettivo che intende inconsciamente perseguire con questo tipo di atteggiamento, è la benevolenza degli altri e l’evitare qualsiasi tipo di conflitto. Nel caso di soggetti con uno stile di comunicazione Aggressivo, invece, la tendenza è quella di volersi imporre, di voler dominare.

Il loro obiettivo è imporsi al fine di ottenere successo e potere personale e sociale, spesso anche attraverso l’uso di strumenti coercitivi e distruttivi. Si tratta di persone che non rispettano le opinioni e gli spazi altrui. Profondamente egocentriche, concentrate solo sui loro bisogni, per loro quello che conta sono solo i propri desideri.

Tendenzialmente prevaricatori questo loro comportamento è dettato ancora dall’ansia accompagnata da forti tensioni che ne hanno fatto emergere la rabbia e l’ostilità. Nutrono un malcelato disprezzo verso gli altri e sono totalmente indifferenti della dignità altrui. Ora, quante volte nella nostra vita il nostro percorso ha incrociato persone con questi due stili comunicativi? Non so voi ma io ne incontro quasi ogni giorno, e il saper comunicare in modo assertivo è quel passe-partout che mi permette d’instaurare processi comunicativi vincenti in ogni situazione.

OK, Bravo Piergiorgio, ma come faccio ad allenarmi ad essere assertivo?
Va beh… visto che me lo avete chiesto, vi regalo qualche esercizio per iniziare ad allenarvi, ma se iniziate dovete prendere con voi stessi l’impegno di essere costanti e determinati… Fatto?
OK! Premetto che l’assertività è una dote che è racchiusa nel profondo in ognuno di noi… si tratta solamente di riportarla a galla e gli esercizi qui proposti vanno proprio in questo senso.

Il primo esercizio è il rispecchiamento e qui voglio sottolineare subito la differenza tra vedere e osservare e tra sentire ed ascoltare… tutti noi vediamo e sentiamo, ma la differenza tra una persona ordinaria e un buon comunicatore è tutta qui, il comunicatore, non vede, ma osserva e non sente, ma ascolta. Esercitatevi con le persone che vi circondano, il mondo è pieno di allenatori inconsapevoli, quindi iniziate ad osservare come il vostro interlocutore è vestito, come è pettinato, di che colore ha gli occhi, osservatelo attentamente, ma con discrezione senza diventare invadenti, e innamoratevi (in senso metaforico) di almeno un particolare. Ora ascoltate attentamente le sue parole, prestate attenzione a quelle che usa più spesso, concentratevi sul tono e sul ritmo della sua voce e adeguatevi a questi nel rispondere, osservate la sua respirazione e adeguatevi ad essa.

Il secondo esercizio è un esercizio composto, la prima parte riguarda il contatto oculare (ci tornerà utile nei prossimi mesi per nuovi esercizi), mentre la seconda riguarda la prossemica. Abituatevi a cercare il contatto oculare (guardare negli occhi) con la persona o le persone che avete di fronte, se siete in presenza di più interlocutori, abituatevi a spostare con una certa frequenza il vostro sguardo da uno all’altro, si tratta, oltre che di una norma di buona educazione, di un metodo efficace per gettare quello che io chiamo “il ponte della comunicazione”, fate in modo che il vostro sguardo non sia insistente e all’apparenza indiscreto, ma sinceramente interessato a quanto state ascoltando, ricordatevi altresì di annuire con la testa ogni tanto o di dare un cenno di assenso che state seguendo quanto vi stanno dicendo. Ognuno di noi ha intorno quello che per lui è lo spazio vitale, e questo varia in forza dei rapporti sociali che abbiamo con i nostri interlocutori, la prossemica è la scienza che studia questi rapporti.

Una codifica universalmente riconosciuta è quella che stabilisce i seguenti parametri individuati dall’antropologo Edward T. Hall nel 1963 La distanza intima (0-45 cm). La distanza personale (45-120 cm) per l’interazione tra amici. La distanza sociale (1,2-3,5 metri) per la comunicazione tra conoscenti o il rapporto insegnante-allievo.La distanza pubblica (oltre i 3,5 metri) per le pubbliche relazioni.

Osservate attentamente quali sono le reazioni quando con una persona appena conosciuta invadete la sua sfera personale e poi annotatele su di un blocco appunti, divertitevi (nei limiti consentiti dalla decenza, dal pudore e dalla legge)a giocare con la prossemica e memorizzate le reazioni dei vostri interlocutori, sapere “dove stare” mentre comunicate è una freccia in più nel vostro arco. Ci vediamo il prossimo mese con nuovi esercizi e nuove strategie … a proposito, godetevi il meritato riposo e Buone Vacanze!

Piergiorgio Merlatti
http://www.phoenixprojectllc.com

 

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