Chi sono le “Valentina”? di Valentina Iannazzone
04 Lug, 2014
La sua avventura inizia alla facoltà di architettura di Firenze dove si laurea con una tesi su una barca a vela molto speciale, animata dal volersi avvicinare al mondo del design. Una barca a vela per disabili Freewave, progettata con l’architetto Clara Gambelli, che viene pubblicata sulla storica rivista di design Modo.
E’ il 2003. L’obiettivo del design diventa più concreto quando tornata a casa dopo la laurea, vince una borsa di studi con il Corriere della Sera per la Domus Academy di Milano. Un grande sogno si sta realizzando: il master è all’avanguardia, lì si studiano concetti evoluti di spazi prodotti e oggetti, ossia brevemente la conquista dell’ideazione di un oggetto, uno spazio o un’interfaccia a partire dall’analisi delle interazioni presenti e dalla previsione di quelle future Qui V.I. conosce creativi di tutto il mondo e segue le lezioni dei più importanti designer italiani e internazionali.
L’aspetto strategico che acquisisce alla Domus Academy non abbandona mai la sua visione dove materi, scenario e comunicazione sono sempre in commistione. Durante il master vince il terzo premio in un concorso di design con l’azienda svizzera di orologi Tag Heuer.
Dopo l’esperienza del master si ritrova nella realtà italiana di Milano, molte visioni avveniristiche acquisite nel master in interactive design, vengono un attimo messe da parte. Si torna alla materia originaria dell’architettura così dopo qualche mese, un’installazione visiva al museo della scienza e della tecnica di Milano con Well Tech Milano e una collaborazione con l’agenzia di strategic design Total Tool di Giulio Ceppi (con il quale collabora anche successivamente come tutor per il master di Business design della Domus Academy), inizia a collaborare stabilmente con lo studio Marco Piva. Durante questa prima importante esperienza in uno studio milanese dove architettura, interni design e comunicazione si intersecano continuamente, vince un premio per partecipare ad un gruppo di progettisti per un workshop sul futuro di Buenos Aires scelta tra una rosa di 15 giovani progettisti e creativi europei. Continua l’esperienza da Piva, si approccia all’interior design in una materia dove è possibile la sua completa declinazione, il design di hotel.
Così affianca vari progettisti nel progetto di suite, stanze appartamenti, bar e così via, sviluppando un occhio molto raffinato sia per quanto riguarda la ricerca di materiali che quella di oggetti. Si inizia a specializzare in quella materia così chiamata FF&E (furniture, finishes and equipement) quindi tutto ciò che riguarda la scelta di colori materiali e finiture e oggetti, tutto ciò che crea un mondo visivo negli interni. Il design di hotel è un mondo complesso e interessante si va dalla presentazione dei concept alla definizione di ogni piccolo dettaglio che andrà a definire il plus del hotel design. E’ il 2006 ed il design italiano è in piena fioritura. Il suo desiderio è quello di arrivare da Patricia Urquiola, la donna designer più famosa del momento, pienamente sulla cresta dell’onda, si presenta al suo studio: è il momento fortunato, sta lavorando sugli hotel ed è in cerca di architetti con esperienza di interni. Dopo qualche giorno V.I. è nel bel pieno del progetto del Mandarin Hotel di Barcellona, un progetto fantastico, innovativo, dove per la prima volta la grande designer spagnola si approccia in maniera importante e a grande scala al mondo dell’interior.
Lavora a fianco di progettisti bravissimi, come Rodrigo Izquierdo e Martino Berghinz, stretti collaboratori di Patricia Urquiola, il solo essere nell’area di presenza di Patricia fa imparare ogni giorno cose nuove e raffinatissime. L’esperienza dell’hotel fa si che si avvicini sempre più al gusto di Patricia Urquiola (vedi foto), inizia a capirne le preferenze, comincia a proporre materiali, oggetti e qualsiasi cosa riguardi lo styling o la veste degli oggetti. Diventa la responsabile della ricerca dei materiali e delle aziende per lo studio. Spesso i materiali diventano l’oggetto di nuovi progetti come nel caso dell’azienda di ceramiche Mutina. In breve tempo da architettonico il profilo di V.I. si inizia a delineare sul lato di ricerca e commerciale. La collaborazione con Patricia finisce dopo quasi tre anni.
E’ il 2009 la crisi inizia a farsi sentire. Non importa. Valentina fa dei progetti freelance con architetti come Terri Pecora ed agenzie come EuroMilano,fino a collaborazione di design con Daniela Galassi e didattiche con lo Ied di Firenze, dove le offrono una cattedra per l’insegnamento del CMF, colori materiali e finiture per l’architettura. Seguono interventi su un appartamento a Rho, uno a Santa Giulia, lo styling di un negozio in zona corso Vercelli, lo studio dell’immagine coordinata e delle linee dell’interior per un nuovo brand diabbigliamento per bambini, con l’architetto Laura Lampugnale, l’immagine coordinata per un life coach.
Tanti esperimenti, tante sfide. Poi l’incontro con l’azienda di design LAGO che la seleziona in un workshop di progettisti per delineare gli aspetti fondamentali delle potenzialità dell’interior design per l’azienda stessa, con la guida di Daniele Lago, da cui, dopo, è chiamata a moderare un workshop sul futuro del Workshop retail. Quale potrebbe essere il nuovo store Lago del futuro? I tutor sono l’arch. Alessandro Corrò, responsabile della progettazione dei punti vendita Lago e Valentina Iannazzone architetto responsabile progetti all’interno di grandi studi internazionali. Retail presso lo Stand della fiera del mobile, 2013, insieme al progettista Alessandro Corrò. Tra Milano e Benevento riscopre la Slow-life.
Approfondisce il concetto di Lighting design presso l’università Federico II di Napoli.
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