Comunicazione ed emozioni di Piergiorgio Merlatti
03 Apr, 2015
Quando comunichiamo con qualcuno, quanto influisce sul nostro processo comunicativo il nostro stato d’animo ed emotivo?
Ognuno di noi ha avuto almeno una volta l’esperienza di rendersi conto di essere partito con il piede giusto o con quello sbagliato, mettendo di fatto una grande ipoteca sul risultato finale.
Quante volte in una situazione che necessitava di un intervento da “negoziatore” abbiamo invece indossato gli abiti di “censore” – “pubblico ministero” – “giudice” o “giuria”; oppure in situazioni in cui ci sentivamo in difetto, abbiamo assunto dei ruoli passivi, sottomessi, incapaci di argomentare. Quante volte usciti da un incontro ci siamo detti tra noi: “Non ha proprio voluto capire” oppure “Ma chi si crede di essere”.
Di contro in quante situazioni, ci siamo congratulati con noi stessi perché tutto era andato esattamente come lo avevamo immaginato, come lo avevamo preparato, studiato nei minimi dettagli e ci siamo sentiti pienamente soddisfatti, appagati…
Eppure siamo sempre noi, con il nostro bagaglio culturale, le nostre esperienze, la nostra mappa, il nostro linguaggio, ma allora cosa cambia tra le due situazioni?
Beh un ruolo importante nella comunicazione assertiva, lo gioca non solo la capacità empatica, cioè il riuscire a mettersi nei panni del nostro interlocutore, ma anche lo stato d’animo ed emozionale che proviamo in quel momento. La capacità di riconoscere e gestire le nostre emozioni influenza in modo esponenziale il nostro modo di comunicare.
Se il nostro obiettivo è quello di avere un risultato win/win in cui noi e il nostro interlocutore usciamo vincenti, dobbiamo mettere da parte ogni nostra emozione o stato d’animo negativo, immaginate per un istante di rivolgervi a un vostro collaboratore che spesso fa di testa sua (ma è lo stesso con chiunque vi stiate rapportando), esordendo con un: “Paolo, adesso smetti di fare quello che stai facendo ed ascoltami attentamente, non come il tuo solito che non mi consideri, devo dirti come operare da oggi per essere più efficiente!!!”. E’ facile immaginare che il vostro interlocutore abbia già perso la voglia di starvi ad ascoltare.
Diverso è un approccio del genere: “Paolo, quando posso parlare con te senza farti distogliere l’attenzione da ciò che stai facendo? Vorrei il tuo parere su alcune idee che ho avuto e che a mio avviso ci farebbero implementare la nostra efficienza e migliorare l’ambiente professionale!”. Il contenuto è lo stesso, il modo di comunicarlo, diametralmente opposto, con il primo ci troviamo in un contesto “io vinco – tu perdi” inquisitorio e distruttivo, nel secondo caso ci troviamo in un contesto “io vinco – tu vinci” collaborativo e costruttivo.
Eppure quotidianamente lasciamo che imprevisti, situazioni familiari, dispiaceri, delusioni, discussioni ci influenzino negativamente.
Viaggio spesso per lavoro e ho scelto di viaggiare con i mezzi pubblici, treno, aereo, metro, perché in questi luoghi posso assistere da un osservatorio privilegiato ad un laboratorio comunicativo infinito. Osservo e annoto le dinamiche che influenzano la nostra comunicazione e come l’aspetto “umorale e emozionale” influenzi le persone, non solo nella scelta del tono e del ritmo della comunicazione verbale, ma anche nell’aspetto non verbale, nella postura, nella gestualità. Ma soprattutto esso influenza chi le circonda, anche se non ha nessun tipo di rapporto diretto con loro.
Alcuni mesi fa, un gruppo di ricercatori ha eseguito una ricerca sulla metropolitana di NY. In una carrozza due ricercatori iniziavano a ridere apparentemente senza motivo, ebbene, dopo pochi minuti anche le persone imbronciate, distratte, stanche, assonnate che erano nel vagone, una dopo l’altra iniziavano a ridere a crepapelle e più gente iniziava a ridere, più si riducevano i tempi di latenza prima che altri si unissero a loro.
Un mio vecchio mentore mi ripeteva sempre: “Se vuoi comunicare in modo efficace, al mattino, quando esci di casa, chiudi dietro di te tutto quello che non ti serve, tutto quello che non va, tutte quelle situazioni che ancora non sei riuscito a risolvere, non portare quel fardello nel mondo, non provare a condividerlo con altri. Alla sera, al tuo ritorno lo troverai li ad attenderti e potrai prenderti cura di lui. Esci con la mente e il cuore leggeri e vedrai che le cose andranno ogni giorno meglio” Ho fatto tesoro di quelle parole e la mia vita ha preso una direzione più appagante e questa mia leggerezza di mente e di cuore, mi hanno permesso di dedicarmi alla mia più grande passione facendola diventare la mia professione.
Il mio task per voi, questo mese, è proprio questo… al mattino esercitatevi a chiudere tutto quanto dietro di voi e andate leggeri nel mondo.
Buon Viaggio.
Piergiorgio Merlatti
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