Conformismo o Rispetto di Se di Tiziana Palazzo

19 Feb, 2015

tiziana-palazzoLe cause di conformismo tra gli individui sono state a lungo dibattute e studiate negli ultimi decenni. La ricerca propone un modello per spiegare le cinque principali ragioni motivazionali al conformismo:
1) il desiderio di essere corretto,
2) il desiderio di essere socialmente accettati
3) per evitare il rigetto ed il conflitto
4) la necessità di raggiungere degli obiettivi di gruppo e la necessità di stabilire e mantenere un concetto di sé in funzione di un’identità sociale
5) l’allineamento di se stessi con gli individui simili
(Nail, MacDonald, e Levy, 2000)

Tutti noi possediamo le caratteristiche specifiche che ci distinguono dalla folla. Tuttavia, nonostante il desiderio contrario, la maggior parte degli esseri umani rispetta un insieme di regole sociali per maggior parte del tempo. Con l’auto ci fermiamo al semaforo rosso; i bambini e gli adulti frequentano la scuola e vanno al lavoro; i poliziotti sono pagati per proteggere le nostre comunità. Questi sono esempi di conformismo per ovvi motivi;senza il rispetto di alcune regole della società, l’intera struttura crollerebbe. Perché, però, gli individui cedono al conformismo per cause meno necessarie? Perché ad esempio i bambini delle scuole elementari evitano un bambino “emarginato”? Perchè le persone si sforzano di essere precise e corrette nei loro giudizi e osservazioni; che spesso, però, si basano su segnali sociali intorno a loro, atti ad aiutare ad interpretare una data situazione. Inoltre sono stati riscontrati dei livelli di conformità tra gruppi di età; si è evidenziato che gli anziani avvertono come meno impattante la pressione sociale dei giovani adulti.

Ci sono stati numerosi studi che elencano i modi in cui gli esseri umani si sforzano di essere accettati come parte di un gruppo sociale (o almeno evitare di essere respinti da essi). Secondo Johnson & Sheets, sembra che il nostro desiderio di accettazione da parte di un gruppo è così forte che possiamo arrivare ad ignorare temporaneamente il nostro benessere semplicemente per essere percepiti come “uno” del gruppo. Un altro studio affascinante ha esaminato la paura umana del rifiuto. Si è evidenziato che quando è stato chiesto di esprimere il proprio parere su un argomento particolare, quelli che hanno percepito come il proprio parere di “minoranza” hanno avuto difficoltà ad esprimere tale parere rispetto a quelli che avevano percepito la propria opinione come quella di maggioranza. Sembra che quando le persone sentono di appartenere alla minoranza di un gruppo diventano restii a esprimere le proprie opinioni, perché prevedono conseguenze negative contrastando con la maggioranza.
Questo dimostra come l’influenza sociale può essere una forza potente che colpisce l’espressione dei pareri personali (Bassili, 2003). Si è constatato che le persone sono più disposte a minare gli individui atipici, poichè consegue una percezione di maggiore autostima in tali soggetti. Questo comportamento sembra implicare benefici psicologici nel punire i comportamenti considerati devianti. Lo studio è anche indicativo di come un comportamento atipico è spesso punito diminuendo le probabilità di crescita e influenza sulle norme culturali prestabilite (Rudman & Fairchild, 2004). La gente generalmente vuole mantenere l’ordine sociale; le conseguenze di un comportamento atipico sono considerate sfavorevoli.

Un altro studio condotto su influenze della pressione sociale in merito all’accettazione o al rifiuto è stato uno studio in cui è stato ipotizzato che la percezione di una maggiore pressione sociale indebolirebbe la connessione tra l’atteggiamento di una persona e il proprio comportamento risultante. Un altro studio condotto su influenze della pressione sociale in merito all’accettazione o al rifiuto è stato uno studio in cui è stato ipotizzato che la percezione di una maggiore pressione sociale indebolirebbe la connessione tra l’atteggiamento di una persona e il proprio comportamento risultante. Si è constatato infatti dunque che in condizioni di pressione sociale da parte di un gruppo, gli atteggiamenti dei membri dello stesso sembravano essere predittivi, anche del comportamento della persona. Un altro motivo per conformarsi sembra essere il desiderio di realizzare gli obiettivi di gruppo. (Buehler e Griffin, 1994). Inoltre, la realizzazione degli obiettivi del gruppo è un motivo determinante per conformarsi negli ultimi decenni, (Prapavessis & Carron, 1997). Altro aspetto è che la decisione delle persone a conformarsi è in gran parte un prodotto della cultura d’appartenenza. Le scelte che facciamo sono spesso in base a quelle rilevanti e appropriate per la nostra cultura (Kim & Markus, 1999). Un aspetto di conformità finale consiste nell’integrarci in certi gruppi simili a noi, o in altre parole, il nostro allineamento con individui simili che formano un gruppo a sè. In uno studio sulle conseguenze comportamentali, si è riscontrato che durante il test per il comportamento prosociale, le persone hanno reagito in modo più positivo ai membri di gruppo formato da persone con cui si identificavano. (Vaes, Paladino, Castelli, Leyens, e Giovanazzi, 2003). Da questo studio emerge che spesso ci identifichiamo così tanto con un certo gruppo che siamo in grado di formare anche i pregiudizi non supportati contro un gruppo diverso e di corrente differente. In poche parole ci conformiamo per sopravvivere.

Il primo conformismo ha avuto luogo quando i nostri antenati formarono le tribù. L’unico scopo di tali alleanze era quello di unirsi per cacciare e raccogliere cibo. Conformismo in questo senso ha valore di sopravvivenza. Il punto è che ancora oggi le persone si basano sul gruppo per soddisfare le singole esigenze di sopravvivenza.

La conformità è un’abilità innata che persevera negli esseri umani perché è stata rafforzata con la ricompensa “garanzia di sopravvivenza” della razza umana. Ogni cultura ha diverse connotazioni di conformità. Se il conformismo sia visto come buono o cattivo è del tutto irrilevante difronte al vantaggio di sopravvivere. Dunque è evidente un postulato: Gli esseri umani vivono per conformarsi perché sono conformi a vivere.

L’idea che il conformismo di gruppo colpisce ognuno di noi in qualche modo è una sorpresa. E’ che che accade a più livelli, ad ogni persona socialmente integrata ed anche più volte al giorno, che si tratti di mettere su abbigliamento adeguato al mattino, mangiare ciò che è ampiamente riconosciuto essere un’alimentazione sana, o fermandosi a un semaforo. In breve il conformismo è tutto intorno a noi. Allora cosa si può fare per liberarcene?

Ma è davvero ciò che serve ” la liberazione”? O piuttosto per evolverci invece della lotta è utile accettare questo aspetto della nostra “natura”, vivendo al meglio delle nostre possibilità il momento? L’esercizio del libero arbitrio, l’affannosa scelta del bene che riusciamo a percepire, ci allena, con l’esperienza ad affrontare le nostre ancestrali paure come i più grandi esempi di ” controcorrente” quali Ghandi , Martin Luther King , Madre Teresa di Calcutta a suo modo e che di fondo, poi, hanno creato essi stessi altri gruppi, movimenti di pensiero e rivoluzioni sociali, determinanti per il cammino evolutivo della nostra umanità.

Tiziana Palazzo www.tizianapalazzo.it

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