IL DECONDIZIONAMENTO PSICOQUANTISTICO di Alberto Lori
27 Apr, 2014
Il nostro personale modello di realtà nasce anche dalle nostre credenze, coltivate anno dopo anno. “Il pericolo non viene da ciò che conosciamo, ma da ciò che crediamo sia vero e invece non lo è!” Lo diceva Mark Twain e aveva ragione. Siamo il risultato diretto dei nostri convincimenti. Ciò che crediamo determina i nostri risultati. Lo sappiamo bene, lo viviamo ogni giorno sulla nostra pelle. Stiamo per andare a svolgere un compito impegnativo e iniziano i primi dubbi. Ne sarò capace? Sarò all’altezza? Ce la farò? È certo che in questo modo partiamo con il piede sbagliato perché non daremo il massimo di noi stessi e confermeremo ciò che ripete la vocina nel cervello: “Tanto non ce la fai!”.
Certo può succedere anche il contrario. Dobbiamo affrontare un impegno complicato, ma dentro di noi sappiamo che non possiamo fallire. Siamo motivati e ci dà la carica la vocina dentro di noi che bisbiglia: “Dai, non mollare!”. Da dove derivano queste credenze limitanti o potenzianti? Dal nostro modello mentale. E da dove nasce questo modello? Dalle reti neurali del nostro cervello. I neuroni sono le cellule nervose che hanno il compito le elaborare le informazioni. “Sappiamo”, sostiene Joe Dispenza, uno dei massimi conoscitori del cervello a livello mondiale, “che le cellule nervose che si attivano contemporaneamente si collegano creando una rete neurale. Se ci si esercita molto in qualcosa, quelle cellule nervose stabiliscono una relazione a lungo termine. Se ci si arrabbia ogni giorno, se ci si sente frustrato ogni giorno, se ci si sente depressi ogni giorno, finiamo per ricollegare e reintegrare quella connessione di cellule nervose ogni giorno. In questo modo si crea una rete neurale che avrà una relazione duratura con tutte le cellule nervose chiamate l’identità”. I pensieri consci ripetuti spesso diventano inconsci. Ricordi quando hai imparato a guidare l’auto? Nei primi mesi di guida ogni tuo gesto era consapevole, doveva avere tutta la tua attenzione.
Adesso, se è già passato qualche anno, la tua guida è diventata inconscia, non devi pensarci più. Affidi la guida al pilota automatico che hai in testa. Avviene lo stesso con i comportamenti. Se a determinati stimoli rispondiamo ripetutamente con il medesimo atteggiamento, quel comportamento diverrà un programma automatico, inconscio. È, tuttavia, possibile spezzare gli schemi di pensiero che non ci piacciono. È possibile rompere il ciclo continuo di un programma divenuto ripetitivo. Il decondizionamento è possibile. Sono indispensabili sforzo di volontà e consapevolezza. Dobbiamo cominciare a diventare osservatori del nostro stesso pensiero perché soltanto in questo modo saremo in grado di esercitare su di esso il nostro controllo. Se la rete neurale rappresenta il modello, la creazione di nuove sinapsi crea nuovi modelli di realtà.
Ecco il nuovo condizionamento psicoquantistico che ciascuno deve poter esercitare su se stesso. Noi non siamo le credenze che hanno contribuito a costruire il modello. Prendiamo coscienza che abbiamo il potenziale per cambiarlo, per modificare il programma e far girare l’hardware del nostro cervello con software ben più raffinati di quello di partenza. La nostra personalità è fatta di attitudini genetiche ereditate dai nostri genitori, di ricordi, comportamenti, valori, convincimenti, sotto forma di schemi sinaptici.
Noi non siamo né il modello, né le informazioni che riceviamo. Il modello non è né giusto né sbagliato, è soltanto una piattaforma di partenza. Le neuroscienze ci dimostrano che noi siamo di più dell’hardware del nostro cervello, siamo di più dei nostri circuiti neurali. Il cervello è il laboratorio della mente. Allora, se è così, grazie alla sua neuroplasticità, possiamo pensare che abbiamo il potere di modificare la mappa delle nostre vie neurali. È possibile cambiare cablaggio. La grandezza non ci verrà da quello che facciamo al corpo, ma da ciò che faremo alla mente.
Alberto Lori
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