Effetto Rosenthal… quando il pensiero modella la realtà di Piergiorgio Merlatti
04 Mar, 2015
L’Effetto Rosenthal, noto anche come “Effetto Aspettativa” o quando applicato al campo educativo come “Effetto Pigmalione” si basa su di un assunto che può essere così sintetizzato: Se gli insegnanti credono che un bambino sia meno dotato lo tratteranno, anche inconsciamente, in modo diverso dagli altri.
Il bambino interiorizzerà il giudizio e si comporterà di conseguenza; si instaura così un circolo vizioso per cui il bambino tenderà a divenire nel tempo proprio come l’insegnante lo aveva immaginato.
Questo effetto, è stato riscontrato per la prima volta dal ricercatore USA Robert Rosenthal dell’università di Harvard, che ideò un esperimento nell’ambito della Psicologia Sociale in una scuola elementare americana.
Un gruppo di tre insegnanti fu convocato dal preside, il quale spiegò loro che essendo i suoi migliori docenti, avrebbe loro affidato un gruppo di 30 allievi, particolarmente dotati, selezionati tra coloro che avevano superato una serie di test psicoattitudinali e che avevano ottenuto i risultati del QI più elevati. Li pregò che applicassero i programmi e la metodologia d’insegnamento consueta, ma che vista la predisposizione del gruppo di allievi, si aspettava da loro risultati eccezionali.
Al termine dell’anno scolastico, gli studenti in questione risultarono i migliori in assoluto (non solo nella scuola, ma di tutto il distretto scolastico) … peccato che sia gli insegnanti che gli allievi, fossero stati estratti a sorte senza nessun tipo di valutazione. Questa dinamica trova conferma nella vita di tutti i giorni e nei rapporti non solo tra insegnanti e alunni, ma anche tra genitori e figli, nei rapporti con gli amici, con il proprio partner o con noi stessi.
Come suggerisce S. Francesco già intorno al 1200 “Fai attenzione a come pensi e come parli perché può trasformarsi nella profezia della tua vita”.
Questo tipo di atteggiamento lo ritroviamo anche in quelle che in psicologia e in NLP vengono chiamate “profezie auto-avveranti” in cui predizione ed evento fanno parte di un rapporto circolare, secondo il quale la predizione genera l’evento e l’evento verifica la predizione.
Paul Watzlawick nel suo libro “Istruzioni per rendersi infelici”, utilizza una divertente metafora per rendere l’idea su come i pensieri influiscano sui nostri comportamenti e qui di seguito ve ne propongo una mia versione riveduta e corretta:
«In un villaggio piuttosto isolato, Marco, uno degli artigiani del villaggio, deve recarsi in città. Va in cantina a recuperare la bicicletta, ma… accidenti, la gomma è bucata!
Pensa allora di chiederla in prestito a Gianni, il suo amico di sempre che abita in fondo alla via. Durante il tragitto, inizia a pensare cosa dire a Gianni: “Adesso citofono, lo saluto e gli chiedo se mi presta la sua bicicletta, del resto, anch’io gliel’ho prestata quando me l’ha chiesta.” “Sì, però mi dirà che la sua bicicletta è nuova… e va be’… cosa c’entra? Anche la mia è stata nuova!”
Inizia a rimuginare dentro di se, “È un po’ che non ci vediamo e già l’ultima volta mi ha salutato di corsa e distrattamente”. Affretta il passo, mentre continua a pensare a cosa può essere successo tra lui e Gianni. “Perché poi? Io non gli ho fatto nulla, è lui che si è messo in testa chissà che cosa”, mormora a denti stretti.
Il dubbio lo attanaglia, e lo porta a pensare: “Conoscendolo… poi mi dirà che sua mamma non vuole… sì, e chi ci crede… cosa vuoi che interessi a sua madre se mi presta o meno la bicicletta nuova… oppure mi dirà che serve a lui… ma io lo so che non è mica vero: lui ha la macchina… il punto è che proprio non me la vuole dare la sua bicicletta… ah, ma so io cosa rispondergli…”.
Mentre giunge a queste conclusioni, raggiunge la porta di casa di Gianni e suona il campanello. Dopo alcuni istanti Gianni viene ad aprire la porta e prima ancora che questo abbia il tempo di dirgli “Ciao Marco, come mai da queste parti?” Marco gli grida con livore
“Gianni, sai cosa ti dico? Vaf*******o tu e la tua bicicletta nuova!!! Io ne faccio a meno”. Quindi si volta e torna verso la propria casa lasciando Gianni basito sull’uscio di casa.»
Come dice il maestro nel film Kung Fu Panda “A volte si causano certe azioni con la strada che si fa per evitarle”
Quante volte è successo di comportarci nello stesso modo???
Piergiorgio Merlatti
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