Idea e materia, il tracciato dell’Arte di Valentina Iannazzone

09 Feb, 2015

valentina_quadro 1Il tema dell’immagine ha percorsi infiniti e ramificati ma in fondo riconducibili ad un’unica radice, che abbiamo già sondato: il nesso continuo tra pensiero e materia, tra interno ed esterno, tra visione ed esternazione.

Ci siamo precedentemente addentrati nel tema dell’intenzione e dell’idea che diventano sostanza.

Quando l‘idea diventa materia e in maniera vibrante va a costruire una composizione unitaria che “rende corporea” un’emozione e un messaggio, nasce l’opera d’arte.
In “mysterium visibile”, Francesco Botturi definisce l’arte “memoria della visibilità dell’essere”, “l’arte è dar corpo alla visibilità”, “è una memoria che diventa un’immaginazione materiale: senza memoria non c’è arte”. “Qui è il gioco strano dell’arte, che trasmette questa memoria imprigionando la materia, trasformando la materia” e ancora continua dicendo: “la visibilità è un’intuizione unitaria, sintetica; che essa prenda corpo materialmente vuol dire che l’intuizione viene distribuita nella molteplicità. Certo una molteplicità unificata di parti materiali che diventano segni nel loro rapporto”.
Tali riflessioni possono essere comprese profondamente solo riportandoci ad esempi concreti. E’ per questo che voglio parlarvi di un artista molto particolare la cui opera è assolutamente coerente con queste considerazioni.

Un uomo dell’industria italiana, che ho conosciuto recentemente. Artista per vocazione ,ha conciliato nella sua vita sapere, materia e visione. Una persona che ho avuto la fortuna di conoscere da vicino e del quale ho potuto ammirare le opere e che continua da anni in maniera appassionata e pervicace il suo proprio personale cammino artistico.

Si tratta di CIBI.

Un uomo dell’industria lombarda che opera dagli anni ’70 -’80, sperimentando soluzioni innovative utilizzando PMMA (polimetilmetacrilato) indagandone a livello industriale le qualità e possibilità espressive.
Nato nell’operosa provincia milanese, si forma all’Università di Milano presso la Facoltà di chimica industriale. Chimico è il suo lavoro nell’azienda, dove scopre inusitate capacità del materiale citato, adoperandosi in eccellenti virtuosismi che conferiscono al materiale la possibilità di essere usato in vari sistemi e soluzioni.
Con l’avvento degli anni ‘90 e l’apertura dei mercati questo materiale assume sempre di piu’ i connotati di una “comodity“: la costante erosione dei livelli di marginalità conseguenti l’incalzare degli agguerriti competitori emergenti ne ridimensiona lentamente l’interesse industriale.

E’ a questo punto che essa diventa la materia prima del lavoro artistico di CIBI. “La mia tela e’ di PMMA“ egli afferma, e la sua opera diventa la story-telling di un processo sperimentale materico di un’eccellenza industriale le cui vestigia diventano sostanza artistica.
Il PMMA diventa un materiale sartoriale che si cuce addosso a pezzi della natura o materiali come il legno. Quella con il legno e’ la congiunzione piu’ amata da CIBI che pone nella proporzione geometrica e definitiva del telaio una composizione che nel suo interno e’ a volte mobile dal momento che dei magneti, applicati secondo un tracciato sapientemente predisposto, permettono lo spostamento guidato degli elementi da parte dell’utente.

Una sorta di innamoramento – panico lega CIBI a questo materiale ed il modulo industriale diventa la dimensione stessa del quadro . La sperimentazione continua così a livello artistico . Il PMMA diventa una mela , un binario , un tracciato , una geometria sognante , un’architettura planare .L’anima del processo industriale rivive nella cura estremamente meticolosa con cui ogni elemento geometrico che e’ parte della composizione del quadro viene plasmato.

Questo e’ il modo per CIBI di tenere e far rivivere il valore di un’esperienza unica ed amplificata con l’arte.

Descrivere al di là di un’apparente quotidianità ordinaria, superfici e volumi che materializzano sogni e visioni, artifici e sistemi legato ad un’ossessione materica, modellata diventando arte.
Un accenno all’ estensione della materia plastica che CIBI riformula in spessore culturale ed artistico.
Un lavoro che porta nell’arte un sentimento di sospensione geometrica e lineare che altro non è che un desiderio di ricerca di una propria originale verità estetica ispirata da leggi plastiche che possono essere rese eterne.

Eterno è il messaggio. Così come eterna la resa cromatica di questo materiale, Il PMMA, che rimane invariato.

L’atto artistico e pittorico si può congelare nell’infinito o meglio termoformare.
All’approccio con le vernici termoformabili CIBI ne utilizza le capacità. L’oggetto viene dipinto sopra e sotto poi termoformato acquisendo un spessore sottilissimo. Una pellicola istoriata da mani di vernice industriale. La trasparenza e la sottigliezza vengono indagate dal colore. Lo spessore ondulato viene conferito dalla peculiarità della tecnica.Il foglio è diventato una nuova materia prima, utilizzabile come composizione di un puzzle, una matrice, un sistema.

Ritornare alle parole di Francesco Botturi, “Attraverso la visione artistica, si stabilisce una sintonia tra l’uomo e la materia”.

Qualcosa che l’opera di CIBI è riuscito assolutamente a realizzare.
“L’arte non è solatnto splendore ma è “splendore dell’ordine, perché “l’unità è la forma di ogni bellezza” cioè è visibilità colta e distribuita in un molteplice unificato”.
Molteplici e unificati gli splendidi, arte visibile e materiale, gli splendidi equilibri armonici di CIBI.

Valentina Iannazzone
(redazione@byou-mag.com)

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