La Modulazione di Tal Babitzky
22 Gen, 2015
Questo articolo sarà probabilmente più di interesse per coloro che hanno un po di familiarità con la teoria musicale, ma cercherò di spiegare questo tema in termini semplici in modo che tutti possano comprendere.
I Brani musicali o le canzoni che ascoltiamo dal vivo sono all’interno di una scala musicale che determina più o meno, che le note possono essere utilizzate nella canzone, e che gli accordi o armonie accompagneranno il pezzo, lungo la strada. Questo può essere una metafora di un fiume i cui confini sono definiti dalle sue sponde.
Talvolta questi confini mettono una certa limitazione alla melodia che può essere sviluppata. Per superare questa limitazione, si può passare ad una chiave diversa o ad una scala nel corso di una canzone. Questo processo in musica è chiamato modulazione.
Questo è quando la nostra composizione fa una svolta verso la nuova scala. Questa svolta può essere graduale o improvvisa, dolce o tagliente. Questo naturalmente dipende dalla decisione del compositore del pezzo.
Ci sono alcuni tipi di modulazione o di cambiamenti chiave. Il più comune è la ripetizione di un frammento di una canzone in una scala diversa, di solito un semitono o un tono sopra la scala originale.
Quello che si ottiene è la melodia già familiare solo in chiave maggiore. Questa differenza è notevole ed è una sorta di rinfresco del suono familiare. Un esempio più complesso sarebbe un cambiamento della chiave nel corso del passaggio tra le diverse parti del pezzo. Anche qui, ci sono alcuni tipi. Quello più semplice è una transizione ad un’altra scala che è vicino a quello originale, ad esempio da una scala maggiore alla sua minore e viceversa parallelo (per esempio, da do maggiore (C) per la minore (Am)). Ulteriori transizione scala comune è dal maggiore al minore e viceversa senza cambiare la radice della scala (ad esempio, da A minore nella prima parte a maggiore nella seconda parte). Ancora un altro passaggio di scala che di solito funziona è quello di basare la scala di destinazione su una corda dalla scala sorgente (ad esempio lo spostamento da fare maggiore (C) scala a fa maggiore (F) scala, dove accordo maggiore F è il quarto accordo di grado di C scala maggiore). Un tipo ancora più complesso di modulazione è transizione di scale che sono “lontane” dalla scala originale e non provengono dai suoi gradi.
Affinché questa transizione dia un senso e sia piacevole per l’orecchio, è richiesto un graduale sviluppo della melodia, uno che si muove dalla scala originale e un’armonia di accompagnamento che possa dirigere questa melodia per la sua scala di destinazione. Dopo questa modulazione tutto è completato con successo, la prossima decisione che il compositore deve prendere è cosa fare dopo. E qui abbiamo anche diverse opzioni: per tornare alla scala originale, cioè di rimanere e basare la composizione della nuova scala o di continuare con modulazioni trasferendoti in un’altra scala, sia essa vicina o uno lontana. Quando contemplo la musica che ho scritto nel corso degli anni, scopro che ho usato la modulazione molte volte nei miei pezzi.
Per esempio, prendiamo il mio primo album “Internal Voice”. Il pezzo di apertura, “Ta’atuim” (Illusions), inizia in B bemolle minore, e quando il sassofono solista comincia, transita a Sol minore (una scala relativamente distante), e poi torna a bemolle minore senza problemi con l’aggiunta di una terza parte per il pezzo. Il secondo pezzo “Internal Voice” inizia in la minore, allora la melodia supera alcune patch finché arriva in C maggiore, che è una transizione tra scale che sono vicini l’uno all’altro. Successivamente torna a La minore, poi di nuovo a Do maggiore, dove finisce. Nella terza composizione, “Golden Lane”, la modulazione avviene tra scale molto distanti: re maggiore maggiore e B, e con la transizione tra di loro si ottiene themeans di una nota acuta F, che entrambe condividono. Il terzo pezzo “Mars” contiene modulazione vicine tra scale, re minore e sol minore. Nella quinta composizione “Falling Star”si bilancia, cambiano da un accordo all’altro nella prima parte. La seconda parte è in la maggiore, poi in do minore e infine mi bemolle maggiore fino alla fine. Nel sesto pezzo Sights”: la scala è la minore, e verso la fine della canzone c’è una transizione verso la maggiore. Il settimo “Daybreak” si apre in mi maggiore e poi passa a un lontano scala maggiore G. Dopo di che, inizia melodia e rimane lì fino alla fine. L’ottavo “Noam” è in E piatta, non vi è alcuna modulazione definita, ma nel secondo tempo, c’è transizione tra scale multiple. L’ultimo pezzo “Night Mood”: la scala è la maggiore, che passa a F diesis minore e torna alla scala originale. Ho scoperto che in tutte le composizioni di questo album ho usato la modulazione in qualche modo. Si tratta di un ottimo strumento per sviluppare la melodia, e l’utilizzo richiede una certa conoscenza, ispirazione e audacia.
SCOPRI E ACQUISTA LA MUSICA DI TAL BABITZKY SU:
http://talbabitzky.bandcamp.com/album/behind-the-screen
http://www.cdbaby.com/cd/talbabitzky
https://itunes.apple.com/us/artist/tal-babitzky/id265412474
ASCOLTA MY PIANO SU:
https://www.youtube.com/watch?v=WJx0DRMk5vs
Related Posts
-
THATconnect MUSIC Aprile 2015 di Clinton Bishop
-
Musica Irlandese e Balcanica di Tal Babitzky
-
Effetto Rosenthal... quando il pensiero modella la realtà di Piergiorgio Merlatti
-
Il Mio Primo Insegnante di Jazz di Tal Babitzky
-
THATconnect MUSIC Febbraio 2015 di Clinton Bishop
-
L'Importanza della Stretta di Mano di Cesare D'Ambrosio
-
Professione Networker di Successo di Francesco Laghezza
-
Come Essere un Eccelente Beneficiario dell'Abbondanza dell'Universo di Kartika Nair
-
Tutto il corpo rappresentato nell’orecchio di Barbara Artelli
-
Consigli festivi per restare mentalmente sani Dana Pharant