Il Legame Arcaico: l’ipnosi é una relazione intima di Marco Pacori

30 Mag, 2014

ipnosi-marco-pacoriLa più diffusa concezione dell’ipnosi spiega lo sviluppo questo fenomeno in rapporto ad una facoltà dell’individuo: sulla base di questo presupposto, le persone possono possedere un’alta, media o scarsa risposta all’ipnosi. Il grado di ipnotizzabilità deprivazione sensoriale (stare sdraiati al buio e in stanze insonorizzate) aumentava signfificativamente la risposta alle suggestioni ipnotiche. Inoltre, indagini condotte sulla capacità di resistere alle suggestioni ipnotiche hanno messo in luce che anche chi possiede un’alta ricettività può essere reticente se viene meno la fiducia nell’ipnotista. Non ultimo, numerosi esperti di ipnosi hanno riportato aneddoti in cui citavano come il soggetto possa reagire a modificazioni minime (e spesso involontarie) dell’ipnotista come il fatto che gli scivoli una penna di mano, che colpisca, nel muoversi, lo spigolo della scrivania o riponga un oggetto, magari allontanandosi fisicamente dal soggetto. Ancora più importante é l’osservazione degli psicologi ungheresi Éva I. Bányai, István Mészáros e László Csókay che hanno osservato nel corso di alcune sperimentazioni ipnotiche che l’attività muscolare dell’ipnotista e del soggetto cambiano simultaneamente.

Queste constatazioni hanno portato a ipotizzare che, in determinate condizioni, l’attenzione per il comportamento dell’ipnotista da parte di chi viene ipnotizzato possa crescere notevolmente e che questo influenzi l’esito dell’ipnosi e l’efficacia delle suggestioni. Di conseguenza, il focus della ricerca si é spostato sulla qualità e sul tipo della relazione tra operatore ipnotico e soggetto, dando prova che un diverso modo di fare del primo condizioni profondamente quanto accade durante l’ipnosi. Al riguardo, gli studi più significativi ci derivano dagli psicologi Katalin Varga, Éva I. Bányai assieme ad altri colleghi hanno individuato due stili diversi nell’indurre l’ipnosi: un modo di fare materno, definito “coinvolgimento fisico organico e un atteggiamento paterno, chiamato “analitico-cognitivo” dimostrando che non solo sono diversi, ma portano soprattutto a risultati diversi. Il coinvolgimento fisico-organico è caratterizzato da una profonda empatia dell’ipnotista per il soggetto, manifestata da un rispecchiamento delle posture del secondo, da movimenti simultanei, dal una sincronia della frequenza del respiro, da un contatto oculare frequente e da una vicinanza fisica.

L’atteggiamento “analitico cognitivo è caratterizzato da un modo di fare più freddo, asettico e distaccato; in alcuni casi, si è notato questo modo di fare inibisce il soggetto che durante il colloquio che precede l’ipnosi tende ad essere poco loquace e a parlare meno di sé. Per verificare se questi diversi atteggiamenti avessero un peso nel risultato dell’ipnosi, gli studiosi rumeni, hanno effettuato delle sedute ipnotiche con i due stili ad un gruppo di soggetti con gradi diversi di suscettibilità all’ipnosi. Per verificarne l’impatto si sono basati, non solo sui resoconti dei soggetti, ma hanno applicato degli elettrodi sia a questi ultimi, sia agli ipnotisti; gli elettrodi erano collegati ad apparecchiature che registravano l’EMG (elettromiogramma – tensione muscolare), L’ECG (elettrocardiogramma) e l’EEG (lelettroencefalogramma). Hanno così accertato che quando l’ipnotista mostrava una grande partecipazione (atteggiamento materno) nella relazione con il soggetto si registrava una tensione negli stessi distretti muscolari in entrambi. Ma l’esito più sorprendente é stata l’analisi dei tracciati elettroencefalografici: pur se in modo diverso, i due sincronizzavano le alterazioni delle onde del cervello! Questo studio, ha dimostrato che il fenomeno noto come “sincronia interattiva” (cioè una coordinazione tra due individui) prima ancora che sul piano comportamentale, si osserva a livello fisiologico. Sul piano personale, i soggetti sviluppavano un sentimento di appartenenza e di fusione con l’ipnotista e producevano marcate modificazioni dello stato di coscienza oltre che mettere in atto le suggestioni impartite dal primo in modo molto “sentito” (e osservabile). In conclusione, se l’operatore ipnotico riesce a sincronizzarsi sui ritmi e sul comportamento del soggetto si ricrea quel rapporto simbiotico che caratterizza la prima forma di legame tra neonato e mamma.

Marco Pacori

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