Riuso e Visioni di Transitorietà di Valentina Iannazzone
18 Ago, 2014
In questo primo intervento sull’abitare e sugli “ambienti eclettici” tratto un caso abbastanza particolare ma che forse al giorno d’oggi per questioni di transitorietà, di velocità e incertezza economico-lavorativa che caratterizzano la nostra realtà, capita spesso di vivere a molti.
Abitare in spazi temporanei, laddove pensare a realizzare in maniera veloce ed economica degli escamotage formali per stare bene e vivere in armonia in casa.
Vivere in un ambiente accogliente e fresco per un breve periodo in un posto transitorio con fantasia e poco impatto sulle proprie risorse economiche. Inventare e divertirsi. Creare delle visioni che sono una sorta di preludio alla casa che si vorrebbe costruire. Una sorta di bozza idealizzata e realizzata, che ci permette di vivere per breve tempo in angoli che tutto sommato ci somigliano e che ci piacciono…
Del resto ogni viaggio comincia con un primo passo. E come dicono tanti formatori bisgna “iniziare e poi diventare perfetti”. Nel caso di un appartamento questo spesso si tramuta praticamente nell’usare quello che c’è, recuperare riutilizzare, rivestire, trasformare l’esistente, aggiungere piccoli oggetti che come una spezia rendono più speciale con semplicità un cibo altrimenti insipido.
Dare un breve identità che è molto simile ad una scenografia, e per questo parimenti poco materiale e poco durevole, ma sicuramente di effetto scenico.
Potremmo dire una casa allestita per un periodo accettabile. Un tipo di intervento adatto a persone anticonformiste, un po’ nomadi, flessibili e aperti agli esperimenti, ma forse anche solo a chi vuol cambiare per un po’ la staticità del posto dove vive da sempre o che vuole cambiare con poco. Non sempre si ha la possibilità, solitamente per mancanza di budget o di tempo, di realizzare quello che veramente si desidera, a volte però si possono realizzare degli spazi abbozzati che in qualche modo creano in nuce quello che vorremmo in futuro. E’ questo che è accaduto nel progetto per una mia cara amica.
(Il progetto di una casa o di un qualsiasi spazio è un po’ come la definizione di una visione molto personale in qualche modo una visione del futuro. Mi piace che i miei clienti vedano e vivano il progetto come la costruzione di una costruzione luminosa della scena della vita).
Un progetto abbastanza unico perché, per quanto limitato, permetteva un’immensa libertà. Uno spazio libero perché da abitare temporaneamente per poi venderlo e ristrutturarlo “realmente” in un paio di anni, un luogo dove poter giocare ed osare. Ci ritroviamo in una casa anni 70, un ingresso buio, un corridoio lungo anonimo, stanze da letto spaziose e ben recuperabili ma servizi e cucina con rivestimenti a dir poco deprimenti e scuri.
Devo stare dentro un po’ nella casa per capire, assorbire gli umori, captare degli spunti negli arredi rimasti, nei pavimenti, nelle tracce che ci sono.
Mi dico subito che in un contesto del genere l’unico atteggiamento da poter utilizzare è quello dell’ironia. Certo la casa ha grandissime potenzialità, con interventi di ristrutturazione seri si potrebbero apportare migliorie eccellenti. Ma bisogna dimenticare qualsiasi intervento che comporti ogni forma di demolizione di ricostruzione e addirittura anche di acquisto di un arredo. La cosa che ci viene in mente subito è utilizzare la manualità, la cliente si affida alle mie idee e ai miei tocchi di pennello e alla mia fantasia che cerca di dar vita ai suoi sogni. Decidiamo di fare “action painting”, in cucina, sugli arredi e in bagno o su tele che diventano quadro.
Ecco in questa casa realizzo quello che è una sorta di schizzo tridimensionale del progetto, una sorta di visione onirica di ambienti futuri, a realizzarsi.
Così il bagno il cui mood di riferimento è quello di una spa, con giardino, ricca di canè di bambù, di fili di verde, di piante e movimento di acqua che scorre dove lo spazio si moltiplica ed emoziona, viene investito da tratti di smalto ad acqua sulle pareti che in pochi giorni asciugano e lo tramutano in una sorta di set per un film tra il pulp e il contemplativo. L’armadio bianco della camera da letto acquisisce ramificazioni e fiori, che sono stickers. La cucina viene spruzzata di bianco e giallo e da luogo angusto e scuro, diventa del tutto simile ad un angolo di uno spazio undergound. L’altra stanza da letto si immerge nel verde, un verde brillante che accoglie gli elementi artigianali fatti a mano e li fa spiccare con la stessa brillantezza di pezzi unici d’autore. Nel living si riesce a ricavare un piccolo lato accogliente.
Sembra l’angolo di riposo del viaggiatore che porta con se un vecchio sacco di juta del caffè.
Per quest’angolo con qualche cuscino ikea e una vecchia coperta della nonna si ricrea da un letto un divano. Come può essere meglio di così?
Riguardandola adesso vedo che ho portato avanti gli elementi che la mia amica richiedeva: il verde, la leggerezza, la fantasia, il gioco, il colore, una trasformazione, la giocosa e gioiosa definizione di una scena che l’accompgnasse in un periodo di cambiamento.
Un budget quasi inesistente ma concetti motlo chiari.
Qualcosa di divertente, lo sdrammatizzare uno spazio vuoto.
Creare delle linee guida, far evolvere un oggetto fino a farlo essere un arredo giocattolo come il comodino fluo. Appendere quadri a pareti indefinite e transitorie. Confrontarsi con un bello che non è necessariamente perfetto, un bello “peccabile” capace di far provare emozioni come una nuova energia nello spazio.
Valentina Iannazzone
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