STALKING: una Violenza da (ri)Conoscere di Salvatore Toti Licata
09 Lug, 2014
Lo stalking è una violenza che deve essere (ri)conosciuta, prima che possa essere altamente lesiva per le vittime.
Come formatore e life coach mi capita di entrare in contatto, in relazioni di aiuto, con molte persone, di età varia, che si affidano a me per comprendere come affrontare delle “relazioni difficili” di cui non sono consapevoli. Situazioni subdole, ingannatrici, che possono generare destabilizzazioni personali ponendo a rischio persone, affetti, lavoro e la vita stessa. Parlare e pubblicare più notizie possibili sulle esperienze più varie può aiutare a riconoscersi e a riflettere ma soprattutto a individuare il tipo di relazione che si sta vivendo, i cui margini sono annebbiati da parole di non amore e condotte persecutorie. Ecco perché è importante definire esattamente cosa sia lo stalking e chi può essere lo stalker.
Il termine inglese “stalking” non ha equivalenti nella lingua italiana; etimologicamente “stalk” può essere reso con “caccia furtiva”, “caccia in appostamento”, “pedinamento furtivo”; la traduzione del termine non dà l’idea dell’ampia portata di questo fenomeno e la parola “stalking” viene usata per definire un insieme di comportamenti molesti e minacciosi.
La sindrome delle molestie assillanti, questa forse la definizione più adeguata del fenomeno stalking, è caratterizzata da un insieme di comportamenti ripetuti che mirano a sorvegliare e controllare, ma anche a forzare la ricerca di contatto e di comunicazione nei confronti della vittima che risulta infastidita e allarmata da attenzioni e comportamenti eccessivi ed esasperati.
Il mezzo più utilizzato dallo stalker è il contatto telefonico, specialmente nella fase primaria. Seguono il pedinamento, l’incontro “casuale” sul luogo di lavoro o in ambienti frequentati abitualmente dalla vittima. Più si limita il suo spazio vitale, più aumenta il rischio di condotte violente da parte del molestatore e la violenza sembra essere un elemento correlato ai ripetuti rifiuti da parte della vittima che possono indurre lo stalker a manifestazioni aggressive, violenze sessuali e, in casi estremi, all’omicidio.
Cinque le tipologie di stalker: il rifiutato, il cercatore di intimità, il corteggiatore incompetente, il predatore e il risentito.
Il rifiutato corrisponde alla categoria più comune. E’ colui che in seguito all’interruzione di una relazione affettiva dà avvio alla persecuzione. Gli scopi dello stalker possono essere sia la riconciliazione sia la vendetta per l’interruzione unilaterale e non condivisa del rapporto.
Ma stalker possono essere anche soggetti del medesimo genere, per lo più donne che inizialmente vogliono costruire una relazione, non necessariamente d’amore, ma solo di amicizia e, gradatamente, manifestano comportamenti persecutori (il cercatore di intimità). La tipologia di vittima solitamente è uno sconosciuto e lo stalker è una persona socialmente isolata, che non ha relazioni interpersonali stabili e importanti.
Altre volte si tratta di persone con scarse abilità relazionali e di corteggiamento, che divengono poi oppressive, aggressive e invadenti, con una visione distorta delle proprie capacità (il corteggiatore incompetente).
La deviazione più pericolosa di questa tipologia è quella del predatore, cioè di chi ambisce ad avere rapporti sessuali con la vittima e prova soddisfazione e senso di potere nell’osservarla di nascosto. Anche il predatore non ha le giuste abilità per corteggiare e ciò che lo spinge è il possesso e il controllo totale della vittima.
Una tipologia di cui si sente parlare risentito, un ex-partner spinto dal risentimento a vendicarsi per la rottura di una relazione sentimentale e a ridurre la rabbia provata scaricandola attraverso la vendetta.
Cercare di individuare tipologie di comportamento e caratterizzare la gestione delle relazioni interpersonali serve a focalizzare con maggiore facilità se i rapporti che si vivono quotidianamente appartengono alla normalità o devono mettere in allarme.
E’ anche vero che lo Stalking è un argomento percepito in modo assolutamente soggettivo e dipende dalle storie di vita personali. Così sintetizzato però, può essere una “finestra” su una problematica molto presente nella quotidianità di alcuni lettori che possono ritrovarci, come in un gioco di specchi, situazioni, luoghi, persone. Per altri lettori può essere un piccolo “spioncino” di una realtà osservata in modo distorto e priva della volontà di comprenderla. Per entrambe le tipologie può essere un momento di riflessione per porsi delle domande su come si svolgono alcune relazioni della nostra vita quotidiana. Avuto il minimo campanello di allarme il consiglio è di rivolgersi a chi può aiutarli.
Salvatore Toti Licata
info@totilicata.it
www.totilicata.it
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