UNA VISIONE SUL KARMA di Valentina Iannazzone

14 Gen, 2015

valentinaiannazzoneDa anni volevo incontrare quella donna, personalità molto conosciuta nel mondo del design milanese e non, che con il suo sguardo raffinato e penetrante riesce a individuare cosa è vendibile, cosa può essere arte, cosa può diventare e significare una qualsiasi immagine. Quale può essere il suo futuro, la sua direzione o la sua eventuale deviazione.Avevo sentito parlare di lei, o piuttosto avevo intuito il suo essere dagli “oggetti” che sceglieva e da come li presentava al mondo. Superfici, superfici murarie ad essere più precisi.

Sono riuscita ad avere un appuntamento con lei. Nei giorni precedenti ho pensato di presentarle la parte più nuova della mia produzione. Nel periodo immediatamente antecedente all’incontro, avevo iniziato a creare catene, più precisamente collane. Un gioco creativo nato dal contatto manuale con la materia. La cui conseguenza è stato innestare sulle catene il colore, immettendolo sulla superficie con pennellate di smalti trattati come un fluido da plasmare e da rendere solidale al metallo.

Sono nati degli oggetti decorativi e significativi di quella che per me è la forza di una donna. Il potere femminile innato in ciascuna di noi, intinto di colore, vezzoso e allo stesso tempo consumato e texturizzato dai cicli della vita. Il potere di una donna vezzosa ma forte come una esploratrice, come una navigatrice, come una vichinga (da qui il nome delle collane).

Ho iniziato a fotografare questi gioielli e da queste lastre vedevo come il profilo delle catene potesse diventare un racconto che mi intrigava. Ho voluto raccogliere l’impronta di queste catene. La silhouette dell’oggetto è diventato per me un gioco immaginifico e quasi ossessivo. La catena si è racchiusa in se stessa ed è diventata un pattern, l’ ho duplicata, moltiplicata, sovrapposta, specchiata. L’impronta è diventatata mano mano una macchia. In ogni passaggio le maglie si si sono epurate fino a diventare un’effimera visione di qualcosa di ormai dematerializzato. Sono diventate carta, stampa, schermate, ripetizione martellante. Ogni tanto mi sono sembrate quasi un teschio, una serie di obblighi e legami assoluti, assolutamente e tenacemente ripetitivi come i pattern della nostra vita. Ma di tutto questo non avevo ancora coscienza, fino al momento in cui lei, Paola, ha visto chiaramente tutto questo.

Come potevo aver pensato di arrotolare un sentimento ed appiattirlo di renderlo neutro e semplicemente grafico? Inutile non c’ero riuscita. Il mio pattern era come i telegrammi postali di Florentino Ariza ne “l’amore ai tempi del colera”, i suoi telegrammi seppur concisi trasudavano di sentimento e di amore, erano pura lirica (…)il fiume costante ed inarrestabile come l’amore di Fiorentino Ariza per Fermina Daza. Un amore non corrisposto che portera’ il protagonista a sfogarlo nella corrispondenza commerciale, che “… usciva rimata, e avevano un afflato lirico che le toglieva autorita’ …”

(Florentino Ariza è il protagonista del romanzo L’amore ai tempi del colera, di Gabriel García MárquezFlorentino è un giovane telegrafista con la passione della poesia, dall’animo romantico e sognatore, che vive nella città di Cartagena alla fine del XIX Secolo). Allo stesso modo il nodo replicato delle mie catene non poteva tacere. Mi rendevo conto, mostrando i miei disegni che tutto questo non poteva essere che evidente, il mio raffigurare non riusciva ad essere commerciale.

Man mano che mostravo la successione dei colori e le possibilità compositive delle mie fantasie, tutto si chiariva. Sembrava essere una carrellata di radiografie di un sentimento scomposto e negli occhi e nelle parole di Paola riconoscevo come tutto questo fosse palese. Ecco, questa donna eccezionale mi ha detto chiaramente tutto questo e aveva visto più di me, immediatamente, sebbene dentro di me quella visibile verità fosse già presente.

Ed ecco che qui inizia la storia e il racconto di un’analogia parallela. Ed ecco che qui inizia la storia e il racconto di un’analogia parallela. Catene fisiche, grafiche ma anche catene del karma estrapolate e trasformate in una visione. Da quel giorno non solo Paola, ma tante altre persone hanno osservato che avevo tirato fuori le catene del karma, le avevo oggettivate.
La parola sanscrita karma significa azione: come in una catena ininterrotta, ogni azione produce un’azione futura, sia essa fisica (comportamento), verbale (parole) o mentale (pensieri). Ogni azione umana positiva o negativa, una volta compiuta, non svanisce con il passare del tempo: ogni atto permea la vita sotto forma di energia potenziale, influenzando il corso dell’esistenza da quel momento in poi. Non si tratta quindi di una forza esterna: il karma è l’insieme degli effetti di cause che abbiamo stabilito nel passato e che continuano a esercitare una profonda influenza sulle nostre azioni presenti.
E ancora rifacendomi al buddismo di Nichiren Daishonin, così vedo questa trasformazione: Ogni istante ha in sè la potenzialità per svanire nell’oblio più completo o per diventare invece uno dei momenti più intensi della propria vita. Ogni attimo diventa prezioso e insostituibile se vissuto in modo costruttivo. Ovvero quando si ha il coraggio di utilizzare ciò che accade, bello o brutto che sia, come trampolino per migliorare la propria esistenza.In quel momento ho capito che quella rappresentazione era per me un modo per estrapolare le mie parti oscure e trasformarle in luce e visione, in colore, in una schematizzazione grafica, in una serie di diapositive che sfumavano sempre di più.

Era un modo inconscio per alleggerire il mio karma e trasformarlo. Stavo convertendo l’oscurità in illuminazione. Stavo trasformando il veleno in medicina, stavo compiendo un ciclo di epurazione che secondo i vecchi saggi buddisti si poteva ottenere solo attraverso lunghe mortificazioni e reincarnazioni dopo molte vite. So che tutto questo può sembrare un po’ strano ma in effetti qual è il valore di un’esperienza artistica o comunque rappresentativa pienamente vissuta? Ancora riprendo le parole di un blog, panta rei, come si fa una vera esperienza di trasformazione? Ogni istante ha in sè la potenzialità per svanire nell’oblio più completo o per diventare invece uno dei momenti più intensi della propria vita. Ogni attimo diventa prezioso e insostituibile se vissuto in modo costruttivo. Questa possibilità è insita in ciascuno di noi ed un invito a iniziare questo nuovo anno tirando fuori qualsiasi scarabocchio che ci portiamo dentro e di trasformarlo in bellezza. Giocare con la grafia e con l’immaginazione, sino a trasformare l’emozione in scrittura grafica e visione.

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